Piazza Foroni | Bromio Magazine

01-12-2024

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Estratti:

Mi sveglio ed entro nella mischia. Macchine, semafori, manovre, pedoni fuori dalle strisce. La periferia con le arterie ingolfate. Odio vivere in città. Mai più, mi ero detto. Mai più, e invece eccomi con quattro lire e troppo poco coraggio per spostarmi altrove. Mi confessavo questo la prima notte trascorsa in Barriera di Milano, a Torino, tenuto sveglio dalle urla della gente in strada, dal frastuono dei tram che passano a mucchi per farsi coraggio a vicenda e dal terrore che mi fottano la macchina. Non conoscevo nes- suno – altro posto, altra casa da costruire. L’ho trovata il mattino seguente, cercando qualcosa da mangiare.

Ci sono almeno cinque tradizioni culinarie diverse che aspet- tano in coda per un anello di farina, sale, vino e aromi e se in ciascuna di esse il tarallo ha trovato un posto è grazie a questa piazza. È un supporto semplice, accogliente, versatile, come anche questo quartiere sa essere. Se oggi nasci o ti trasferisci qui non puoi che vivere ogni cosa come un’armonia improvvi- sata, un gusto che prende forma dall’intuito e dall’occasione. Insieme ai pugliesi sono arrivati, nel Dopoguerra, anche molti siciliani e calabresi.

Quando si parla di integrazione spesso si fa riferimento a uno “stare insieme” generico: pacifi- ca convivenza, comunità, dialogo. Stare insieme però ha anche un altro significato, quello di “funzionare”, di “star su”, di ri- uscire con un po’ di fortuna a tirare avanti giorno per giorno, come il mercato, che pur con tutti gli interrogativi che pone, con tutte le contraddizioni, racconta la stessa storia da quasi cent’anni. Barriera sta insieme come una baracca: precaria, insufficiente ma fondamentale per chi ci vive, più che per chi la guarda da fuori, composta da pezzi di mille case diverse così che ognuno possa sentirsi un po’ a casa propria.

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