
Panorami Post-Agricoli. Sul legame tra arte, terra e agricoltura.
04-07-2024
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L’arte si rivela, in casi del genere, in tutta la sua utilità come stimolo per la coscienza critica, come produzione di risorse per la comunità che vanno dalla narrazione territoriale alla ricerca di economie alternative, che potranno in futuro dare buoni frutti.
Un’alleanza tra lavoratori dell’arte e lavoratori agricoli – tra terra e immaginario – che si muove in direzione opposta rispetto alle politiche (e alle poetiche) di rewilding oggi molto in voga, le quali vedono nell’idea di “selvatico” la soluzione migliore della crisi dei territori. Nei processi di rewilding l’umano semplicemente si sottrae, sconfitto, alla propria responsabilità di abitante della terra. L’agricoltura, al contrario, è un modo con cui da millenni l’umano scambia e si relaziona con il pianeta per trarne la propria sussistenza. Attraverso il lavoro agricolo gli esseri umani si assumono la responsabilità del vincolo che li lega alla terra, nel bene e nel male. “La fertilità”, mi ha detto Luigi Coppola, “si espande dai margini dei campi, delle strade e degli uliveti, per poi raggiungere il centro. Bisogna cominciare dai margini”.
Il fatto che si offra un quadro rigidamente duale tra agricolo tout court e post-agricolo inselvatichito è una grossa semplificazione del mondo rurale. La maggior parte delle persone vive in città e non fa esperienza quotidiana diretta della campagna, neanche attraverso il cibo, che arriva impacchettato e senza più stagionalità sui banchi della grande distribuzione. Questo produce un’inevitabile distanza, che lascia spazio a una visione troppo semplicistica per cui lavorare la terra si riduce ad estrarre, da essa, valore e risorse. La terra appare sempre più come un manto vergine e, per ripristinarlo, la sola cosa da fare è non toccare. Il nome che spesso viene accostato a questa verginità è “natura”.
Nella gentrificazione rurale ad essere escluso è, di nuovo, l’elemento agricolo su cui si basa la possibilità di vivere in campagna produttivamente. Campagna e natura diventano una cosa sola: il teatro del buen retiro dove ci si trasferisce per scacciare le fatiche quotidiane e il trambusto cittadino.